In Gara

Il Deserto dei Tartari

La Compagnia dei Masnadieri

regia Jacopo Bezzi

anno 2021

attori Massimo Roberto Beato, Tommaso Paolucci, Francesco Terranegra

scheda artistica

Massimo Roberto Beato cura l’adattamento della vicenda, ideata da Dino Buzzati, del maggiore Giovanni Drogo. Il Deserto dei Tartari offre l’occasione, attraverso il personaggio di Drogo, di riflettere sul destino degli ‘anti soggetti’, coloro che seppur incapaci di adattarsi a un mondo di cui non comprendono le regole, sono tuttavia destinati a viverci. Più o meno consapevoli di essere l’incarnazione di una cultura minoritaria e inesorabilmente condannati al fallimento quando tentano di opporsi all’arbitrarietà e inconsistenza della vita, questi personaggi riescono a realizzare il proprio destino nel momento in cui accettano di combattere, fino in fondo, la battaglia degli sconfitti: consci delle circostanze date essi ingaggiano, infatti, una costante lotta interiore, dagli esiti incerti, per tradurre in atti consapevoli gli ideali superiori di cui sono portatori. Il Deserto dei Tartari è una riflessione infinitamente malinconica sul tempo che scorre inesorabile, senza che l’uomo ne abbia percezione nel suo distillare goccia dopo goccia la
vita. In un luogo grigio e placido come la Fortezza Bastiani, sorvegliando l’immobile deserto dal quale un giorno o l’altro potrebbero spuntare i temuti Tartari, il tempo sembra non passare mai e il tenente Drogo appena ventenne, ritiene una punizione l’essere stato assegnato di guardia in un posto così ostile. Solo il rapporto sempre più simile, forse, ad un’amicizia con il suo superiore, il capitano Ortiz (interpretato da Massimo Roberto Beato)
lo consola dai giorni sempre più simili tra di loro, fino a quando finalmente qualcosa si muove.
Nella regia di Jacopo Bezzi c’è un’impostazione ben precisa nel gestire la prossemica fra gli attori, nel forgiarli in un corpo che diventa per prima cosa strumento drammaturgico e anche scenografico. I tre sono distintamente caratterizzati, accomunati solo dai movimenti cadenzati, quasi fossero soldatini a carica o marionette, imbrigliati nel codice militaresco che impone rigidità e fissità nei movimenti così come nelle parole.

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