In Gara

Il corpo di Matteotti

Associazione culturale Entròpia

regia Andrea Baldoffei

anno 2023

attori Andrea Baldoffei e Matteo Vairo

scheda artistica

Partire da un episodio storico per poi immaginare un'ipotetica deriva che sarebbe potuto accadere: uno degli squadristi assassini di Giacomo Matteotti, Amleto Poveromo, viene mandato da solo a seppellire la salma del deputato in un campo di Riano, in provincia di Roma, mentre gli altri attendono in macchina qualche Kilometro più in là. Amleto si trova in mezzo al pascolo, con la salma da seppellire e il buio che si fa sempre più fitto; Percepisce il corpo come vivo: un contrappunto che ostacola il suo agire e mette alla prova le sue certezze. Lontano dalle proprie convinzioni e ferito nel proprio orgoglio, Lo squadrista avrà la possibilità di formulare un pensiero autonomo e prendere consapevolezza rispetto a quella che è la realtà dei fatti: dell’atto tragico compiuto insieme agli altri e della possibilità che ha in quel momento di far sì che la storia non vada nella strada verso cui è destinata, attraverso il compimento di un’azione concreta, nata da una scelta autonoma.

<< Che cosa significa essere l’origine assoluta di un’azione? Come determinare un’azione senza rifarsi a qualcosa che c’è già: un’azione, dunque, che sia un “inizio” senza essere in nessun modo una conseguenza? Ciò può avvenire solo se determiniamo la nostra volontà prescindendo da tutto ciò che può influire su di noi per la particolare situazione in cui, a volta a volta, ci troviamo come soggetti.>> (V. Mathieu)

Una “lucida allucinazione” che avvolge lo squadrista estraniandolo dalla realtà, in un contesto dove non esiste reale e irreale: i rumori dell’ambiente circostante si miscelano e alternano diventando espressione del sentire di Amleto Poveromo, dando l’impressione che qualcuno stia osservando il compimento del misfatto. Un gregge di pecore guarda tutto e giudica ciò che sta accadendo e chi lo sta compiendo. Lo squadrista prova a eseguire il compito che gli è stato impartito ed è convinto che gli altri camerati si stiano nascondendo nel buio per prendersi gioco di lui. Lo squadrista Amleto si prende senza pensarci un momento di pausa da questo continuo stare sul piede di guerra, nel gioco del più forte. Il corpo vivo e il corpo morto condividono il medesimo spazio. Lo squadrista è lontano dagli altri, da ideali e preconcetti, dai canti e dall’azione; proietta sul corpo quella necessità di mettere in discussione le proprie convinzioni ricevendo un’opposizione, porsi il dubbio sul proprio agire, intravedendo nuove strade da intraprendere.

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