In Gara
L'eredità
Teatricomio
regia Francesco Petti
anno 2023
attori Anna Nisivoccia Roberto Nisivoccia Andrea Palladino
scheda artistica
Atto unico, durata 80 min. Tre attori 2U 1D.
Sinossi. Per recuperare gli effetti che alla sua morte la madre Marta gli ha lasciato, per la prima volta dopo quindici anni Enzo ritorna nella casa familiare dove rivede il padre, Saverio; il quale, colpito da arteriosclerosi al cervello, crede che la moglie lo ha lasciato abbandonandolo al suo destino dopo quasi cinquant’anni di matrimonio.
La relazione tra padre e figlio è stata da sempre conflittuale: Saverio, un contadino emigrato dal Sud in una città industriale del Nord, di stampo patriarcale, nostalgico del duce; Enzo, un sessantottino che ha attraversato appieno il suo tempo, portandone le cicatrici sulla pelle. Tra di loro, Marta: finché ha potuto ha portato sulle spalle tutto il loro peso pur di salvare, quantomeno nelle apparenze, il nucleo familiare.
Il confronto tra Saverio ed Enzo è una bomba a orologeria sul punto di esplodere e seminare distruzione: guardando in faccia il passato, fuoriescono le verità che, mai dette, hanno avvelenato le loro esistenze.
Note di regia.
Ancora al giorno d’oggi, la famiglia appare come paradigma di una società patriarcale incapace di adeguarsi ai mutamenti epocali, generazionali, culturali, che si nutre di vanità, di pregiudizi, di non-detti; che coltiva l’ideologia del politicamente corretto portando l’uomo a chiudersi nella discriminazione, nel risentimento, piuttosto che ad aprirsi alla tolleranza e al perdono.
L’eredità è un testo complesso; le parole pur se quotidiane risuonano dense, piene di sotto testi e rimandi, poetiche. L’atmosfera è claustrofobica; ogni personaggio, prigioniero nel suo mondo, rimane imbrigliato nella difficoltà (anzi: l’impossibilità pirandelliana) di comunicare, di ascoltare e farsi comprendere, di esprimere le proprie emozioni, fino ad arrivare allo scontro come spesso avviene nelle dinamiche relazionali in una famiglia, per estensione: tra generazioni. La speranza - che pur sempre esiste - è nella tolleranza e nel perdono. La traduzione scenica si traduce in pochi elementi essenziali, ognuno che definisce un territorio che diventa proprio di chi lo occupa, sono isole in un mare di disperazione tra le quali soltanto il figlio si muove nel tentativo di costruire ponti, nonostante le menzogne, i non detti che, una volta affiorati, rimandano ad un'altra verità a venire.