In Gara

Eterno Ripetersi Banale

A.D.D.A.

regia Matteo Ceccantini

anno 2023

attori Leonardo Ceccanti, Matteo Ceccantini, Matteo Risaliti

scheda artistica

I nostri gesti e le nostre azioni, la nostra stessa esistenza è minacciata nel suo più intimo significato dal confronto con l’eterno e il nulla: ciò che siamo e che facciamo, per qualcuno è già accaduto e riaccadrà in futuro tale e quale a come noi lo stiamo vivendo. Chi siamo noi di fronte a questa prospettiva? Come possiamo tutelare l’unicità che riteniamo ci contraddistingua? E dopo tutto, esiste veramente un qualcosa che ci definisce rispetto a tutte le altre persone?
Eterno Ripetersi Banale è il leggero ma consapevole tentativo di proporre queste domande al pubblico con cui lo spettacolo si confronta di volta in volta, veicolando la delicata questione attraverso il pretesto della continua ricerca di un’innovazione in grado di redimerci dalle varie banalità. Ma ha davvero senso cercare sempre qualcosa di nuovo?
Il lavoro porta avanti contemporaneamente due questioni, mutandole in due aspetti complementari della stessa domanda. Da un lato, la consapevolezza post-moderna della banalità che ci perseguita come una colpa, dalla quale pare impossibile redimersi (chiarendosi perciò come addirittura peggiore del peccato originale cristiano) e la cui accettazione pare sempre una paraculata. Dall’altro, il sempre scottante e spinoso tema dell’identità individuale, della fondamentale impossibilità di conoscere l’Altro da noi, dell’esistere come valore assoluto, della conservazione del senso delle nostre vite di fronte all’abisso dell’eterna ripetizione.
Indaghiamo il primo dei due temi attraverso il continuo tentativo di realizzare uno spettacolo di tre personaggi-concetti, che dibattono sulle varie strade da percorrere: cercare qualcosa di nuovo o rifarsi ai vecchi modelli, rifiutare ogni cliché o adeguarsi alle convenzioni. Il risultato è uno spettacolo esploso, nel quale gli elementi e i meccanismi della grammatica teatrale si contorcono su se stessi e si ritorcono contro coloro che li utilizzano, fino a non sapere più come fare per riuscire effettivamente a finire uno spettacolo.
Il secondo tema serpeggia al di sotto delle parole e delle azioni che hanno luogo sulla scena, emergendo in occasione delle aperture sul pubblico, durante le quali i tre interpellano direttamente chi sta loro di fronte, creando in tal modo un meccanismo di interazione e rispettiva conoscenza fra spettatori e messa in scena. Come nelle migliori dialettiche, alla fine è la presa di coscienza della presenza stessa del pubblico a rappresentare il punto di rottura e di fuga nei confronti dell’eterna ricerca di qualcosa di nuovo: per far finire uno spettacolo occorre che vengano meno le sue stesse condizioni di esistenza, radicate nella meraviglia e nella rispettiva ignoranza fra chi guarda una scena e chi la agisce.
Il teatro è solo un pretesto per orientare la ricerca generale, è il mezzo col quale noi in quanto A.D.D.A. riusciamo ad esprimerci meglio, e ci permette anche di parlare un po’ di noi e del nostro essere giovani e aspiranti artisti nel mondo del teatro italiano.

Visualizza la scheda completa su SONAR