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Melegari Mangano

regia Marinella Melegari, Ginevra Mangano

anno 2023

attori Marinella Melegari e Ginevra Mangano

scheda artistica

Repubblica di Siena, seconda metà del 1200. Qui, come in altri Stati italici, si consumano numerosi scontri fra le due fazioni politiche dei Ghibellini (sostenitori del Sacro Romano Impero) e dei Guelfi (sostenitori del Papa e dello Stato della Chiesa). In particolare, a partire dal 1269, Siena passa sotto il governo dei secondi, che impongono agli abitanti della città e del contado di pagare una tassa supplementare destinata alla Chiesa di Roma. Per chi non vuole o non riesce a pagare tali imposte, anche piuttosto esose, non resta che darsi al brigantaggio.
Fra coloro che intraprendono questa attività, si distingue una famiglia di conti ghibellini, i cui membri formano la “Banda dei Quattro", ovvero la banda più famigerata del senese. È in questo contesto che prende avvio la carriera di brigante di Ghino di Tacco, conosciuto anche come il “Robin Hood toscano”.

Con un viaggio attraverso le fonti storiche e letterarie riguardanti Ghino – dalle notizie biografiche, ai versi del Purgatorio dantesco, alla novella boccaccesca – ne ricostruiamo il percorso, caratterizzato da una vita ricca di peripezie brigantesche, avventure, ingiustizie da vendicare, e segnato soprattutto dall’affermazione di un codice di valori e di comportamento molto rigorosi nei confronti dei bersagli scelti.

La sua vicenda trova nello spettacolo un’articolazione in tre macro-capitoli, che scandiscono gli episodi cruciali della vita di Ghino. Dove la documentazione storico-letteraria è assente o incerta, è intervenuta la nostra immaginazione a colmare le lacune o ad arricchire di particolari alcuni snodi significativi.

A fare da ponte fra la Toscana di fine Duecento e lo spettatore odierno sono una cordiale coppia di professori inglesi, appassionati di viaggi, curiosi, entusiasti, e amanti della scoperta. Attraverso i loro occhi e grazie alle loro abilità, la storia e le avventure del nostro protagonista diventano l’occasione per fare un tuffo nel clima, nelle vicende storiche, nei paesaggi, e nei sapori della val d’Orcia, di ieri e di oggi.

L’adozione del punto di vista di questi due personaggi è un escamotage che permette da un lato di unire storia, mito, leggenda, e fantasia; dall’altro permette di giocare su un distacco ironico da ciò che si sta raccontando, mescolando i piani interpretativi dell’attore e dei vari personaggi. Tale cornice consente inoltre di accompagnare lo spettatore nello sviluppo della vicenda, e di farlo familiarizzare con il tipo di linguaggio adottato, improntato alla clownerie e al teatro fisico, e condito con note di canto popolare, a suggellare i momenti più salienti.

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