In Gara

Una famiglia

Teatri Di.versi

regia Claudia Lucia Lerro

anno 2022

attori Vito Signorile, Giusy Frallonardo, Claudia Lerro, Michela Masciavè

scheda artistica

Sinossi: “Una famiglia” è la storia di quattro solitudini che si incontrano e, entrando in relazione, sciolgono pian piano i propri nodi esistenziali, diventando infine una vera e propria famiglia. Una famiglia in cui ci si “adotta” a vicenda, scegliendosi e accogliendo l’altro come un inatteso dono di Natale. L’incontro tra i quattro è fortuito, in apparenza. Vittorio, avvocato in pensione, vedovo di recente del suo unico grande amore Nora; Teresa, scrittrice tra i quaranta e i cinquant’anni, per tutti in paese è “Teresa mezza sposa” per via di un matrimonio mancato, sola e senza figli; Claudia, una
giovane madre che viene dalla periferia e sua figlia Michela, ragazzina sveglia e sensibile che diventerà il deus ex machina dell’intera storia. Ogni personaggio contagia l’altro con le sue imperfezioni e con i suoi punti di forza, completando le reciproche parti mancanti e costruendo una strana, nuova, vibrante relazione: una famiglia, appunto. Una come tante e al contempo diversa da tutte. Il tema dello spettacolo, oltre a quello dell’affido, è
sicuramente quello della famiglia, intesa non solo come il legame tra persone consanguinee o come l’unione civile e religiosa fra due coniugi ma più ampiamente, come amore, sistema di mutuo soccorso e comprensione che può essere scelto aldilà del legame di sangue e di ogni “ordinaria”
normalità. Una riflessione sulla vita, anche, sulle scelte, sui bivi, sull’intreccio tra destino e libero arbitrio, tra percorsi tracciati e dirottamenti.

Note di regia: La messa in scena è semplice e si poggia tutta sul lavoro dell’attore nello spazio. Scene e costumi sono di sostegno alla narrazione e mai elementi essenziali. È per questo che anche la recitazione è pensata con uno stile cinematografico: vivo e vero al contempo. Tuttavia, il passare del tempo è scandito da un movimento diverso da quello reale e quindi da una variazione del ritmo della vita dei personaggi, come se le azioni si sovrapponessero in dissolvenza e una entrasse nell’altra. Così come i momenti di scrittura di Teresa che sono rarefatti e affidati ad un linguaggio onirico e fuori dal tempo. Il finale, scaldato dalle luci di un albero di Natale, dietro una porta rimasta chiusa per tutto il resto dello spettacolo, sembra quello di una favola. Non siamo abituati al lieto fine né nella vita reale né nelle storie narrate, ma chi scrive crede che la vera nuova rivoluzione sia nelle carezze. In quella sensazione di speranza e coraggio che solo l’immaginazione e le storie possono ancora proteggere. Ci piace pensare che lo spettatore esca dal teatro incoraggiato, accudito, spronato a continuare la sua battaglia e a credere nel lieto fine. Questo è in generale il compito che vogliamo assegnare all’arte

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