In Gara

Avevo solo bisogno di cercare le parole

Ludovica Aprile

regia Ludovica Aprile

anno 2022

attori Francesco Gargiulo Maria Virginia Aprile

scheda artistica

SINOSSI
Nelle pillole ciniche e poetiche dei Giornali Notturni di Jan Fabre ho spesso trovato le definizioni
giuste per il mio presente. Nella sua rabbia e insoddisfazione per la vita e per il sistema che lo
circondava, ho trovato la voce che mi mancava per denunciare il mio senso di non appartenenza.
Mentre con i monologhi paradossali di Rodrigo Garcia ho scoperto come si racconta un sogno.
Entrambi hanno in comune quel bisogno, liberato da ogni filtro e ogni educazione di urlare il
proprio pensiero, senza eliminare il loro lato più umano, fatto di paure e di desideri non realizzati.
Questa rivoluzionaria spinta è riportata sotto forma di dialogo, un uomo e una bambina (che
probabilmente sono due parti del sé) sono l’uno la guida dell’altro in questo processo di scoperta,
crescita e rinascita. In questo spazio bianco della mente avrà luogo il loro incontro.
Tutto il percorso è scandito da un diario che temporalmente prende nota delle considerazioni
rispetto alla vita che ancora non soddisfa e da cui si vuole sfuggire. L’incontro tra due esperienze
diverse è al centro della trama ed è allo stesso tempo il centro del lavoro dei due attori. Mentre il nostro tempo esalta il futuro, il progetto e l’intraprendenza, il lutto e la nostalgia ci
ricordano che lo sguardo rivolto all’indietro non è sempre segno di impotenza, ma può anche
alimentare le risorse che servono per essere davvero capaci di non smettere mai di nascere.
Denunciare le nostre paure e i nostri limiti, passarci attraverso, riempirli per partire da loro per
fare la vera grande rivoluzione; quella che parte da dentro di noi. Per sentirci tutti più umani, per
smascherare il mito e vederlo uguale a noi.
NOTE DI REGIA
Anversa, 30 luglio 1980
La natura della mia rappresentazione teatrale: una messa in scena dell’accettazione del dolore e
della liberazione dal dolore.
In questo momento io sento che ci sia bisogno di dare voce ai pensieri, ogni tipo di pensiero, anche
quello più intimo. Siamo in un momento di estrema mancanza di rivoluzione, non abbiamo più la
forza di dire che ciò che vediamo non ci sta bene. Sento il bisogno di ricominciare a raccontare i
sogni, di togliere materia , di sentirsi in pericolo per ritrovare la vita, di permetterci di dire le
nostre paure ad alta voce. Voglio ricominciare da lì, dalla paura della solitudine, del buio, di
cadere. E dei clown. Lo spettacolo parla di dolore, di crisi, di incontro, un incontro con parti di se
da scoprire e ripescare.
Può la luce arrivare dal passato? Può esserci luce nella polvere?
Questo spettacolo vuole essere un viaggio tra il sogno ed il pensiero, tra la realtà e il paradosso.
Una favola.
Ludovica Aprile

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