In Gara

I PORCI

alessandro persichella

regia Manuel Di Martino

anno 2023

attori Alessandro Persichella e Simone Miglietta

scheda artistica

Sinossi
In un futuro distopico, in una sorta di realtà documentaristica, gli ultimi due maschi alpha,
incarnazione della tossicità machista, sono tenuti in gabbia e messi in mostra in uno zoo umano. Li
vedremo nutrirsi, bestemmiare, praticare onanismo, azzuffarsi, ubriacarsi. È uno spettacolo ironico
e raccapricciante, ma allo stesso tempo l'unica testimonianza vivente di una cultura marcia che ha
insozzato per secoli il nostro pianeta.
La ricerca
Il lavoro principia con un’indagine mnemonica dei due interpreti, all’interno della propria
esperienza e delle proprie terre di origine (il Salento e le Valli di Lanzo, sintesi di una
Settentrionalità e di una Meridionalità) in relazione a pratiche e atteggiamenti machisti. Talvolta, la
nostra indagine ha vestito costumi ridicoli, bizzarri, talvolta sono venute fuori delle vere e proprie
storture antropologiche. Si ricerca il rapporto del macho con il cibo, la donna, Dio, si elencano ed
analizzano accuratamente modi di dire, siti comuni, bestemmie, insulti, stereotipi. Ne viene fuori un
quadro turpe ma tenerissimo, un disegno raccapricciante ma sintomatico di un folklore perpetuato
dal passato, sino alle attitudini ancora in vigore nelle nostre società machiste. Il lavoro pratico non
nasce da una scrittura a tavolino, ma da una codificazione del linguaggio improvvisativo:
sorprendentemente, il Sud Est e il Nord Ovest d’Italia, si comprendono, si compatiscono alla
perfezione.
Note di regia
La ricerca sull’idioma ci permette di avvicinarci maggiormente alla sfera emotiva. Una lingua dei
sentimenti che ha dato la possibilità agli attori di esprimersi senza riserve, generosamente, fino in
fondo. Il testo è ricco di espressioni forti, volgari, bestemmie impronunciabili, e sappiamo che
qualcuno potrebbe storcere il naso. Noi però non ci tiriamo indietro. Il linguaggio è anche sporco,
duro, spesso inaccettabile, ma bisogna accoglierlo per capirlo e per entrare nel paese reale. Lo
utilizziamo per andare oltre, in quei luoghi della nostra intimità dove gli altri, per pudore o piuttosto
paura, non vanno. Il lavoro con gli attori è stato al tempo stesso delicato e violento. Ho provato a
guidarli in un viaggio all’interno della loro memoria, ci siamo addentrati nel fondo delle loro vite e
ne abbiamo tirato fuori ricordi nascosti, scavando nel sudicio, nel lerciume, nel rimosso, in quelle
zone oscure dove i piccoli “machi” che sono in noi si rifugiano. Li abbiamo tirati fuori e ce ne
siamo vergognati, li abbiamo chiusi in gabbia. Ne abbiamo dato forma attraverso la deformazione.
Abbiamo sottolineato le storture fisiche, i grugni, il temperamento grottesco. Abbiamo portato il
loro comportamento all’estremo, al parossismo. E poi ne abbiamo riso, tanto, abbiamo esorcizzato
questi due mostri, che ora vivono fuori di noi.

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