In Gara

Il coraggio della prima nota

Teatro degli Scacchi Matti ets

regia Lorena Sarra De Gregorio e Luca Staiano

anno 2023

attori Rocco Tedeschi

scheda artistica

SINOSSI
Irpinia, 26 novembre 1980.
Intrappolato da giorni in una stanza, Antonio si aggrappa all’immaginazione, l’unica cosa che gli permette - nel frangente drammatico del terremoto - di non abbandonarsi alla disperazione. Non può sapere cosa ne sia stato dei propri cari e soprattutto non sa che cosa ne sia stato di quel figlio che stava per nascere poco prima dell’evento catastrofico. Così il bimbo in fasce diventa referente muto, lontano e inconsapevole, di una volontà di vita e della necessità di non abbandonarsi al buio.

NOTE DI REGIA
Una torcia, una radio, una coperta. Pochi oggetti all’interno di uno spazio vuoto che si fa sempre più claustrofobico e che permettono ad Antonio di rimanere aggrappato ad una speranza di vita, nonostante il terremoto lo abbia reso prigioniero riempiendo la stanza dei suoi sensi di colpa. La speranza quindi, di una vita nuova e diversa e la ricerca di una libertà che probabilmente non raggiungerà mai.
La partitura gestuale dell’attore sottolinea i silenzi del testo e di contrappunto i suoni lasciano spazio ai ricordi di una vita che rischia di spegnersi. E la nascita del figlio che Antonio, in una liberatoria visione immaginifica, fa coincidere con il momento della scossa di terremoto, diventa l’incarnazione del desiderio di rivalsa - contro il destino e contro la morte - che anima la sua coscienza. Ma Antonio è anche voce, corpo e memoria della lenta scomparsa di un mondo di cui diventa paradigmatico l’evento disastroso che fa da cornice a tutta la narrazione: il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980, che portò quel mondo alla ribalta nazionale.

La messinscena scarna ed essenziale muove l’ingranaggio evocativo del testo. Le parole scorrono rapide lasciando intravedere la tenerezza e la paura che scuotono l’animo del personaggio.

Attraverso le parole di Antonio, l’autore condensa le suggestioni legate alla sua terra, l’Irpinia. Per la quale il più grande atto d’amore possibile sembra essere ciò che rimane nell’eco che la drammaturgia lascia dietro di sé e che la attraversa sottopelle: una volontà di resistenza, un desiderio di sconfiggere la paura della morte, il determinismo storico e l’immobilità che sopprime ogni ambizione, con il potere dell’arte, della musica in questo caso, e della memoria.

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