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STORIE DI NOI

BABEL

regia Giuseppe Provinzano

anno 2022

attori Giuseppe Provinzano

scheda artistica

Due palermitani diversi, con un background diverso e un differente vissuto, due diversi approcci al teatro e alla scrittura scenica: Beatrice
Monroy (classe ‘53) e Giuseppe Provinzano (classe ‘82), un uomo e una donna, due diverse generazioni che si ritrovano a confrontarsi, a
discutere, a scambiarsi racconti inediti, veri, verosimili e/o ispirati a fatti realmente accaduti, attorno a quelle che chiamiamo LE BOMBE. Quelle dalle quali non si è tornato indietro, lo spartiacque della nostra società contemporanea palermitana, quelle che si potevano evitare se, quelle che non si potevano evitare anche se.

II capitolo del Decalogo della Civiltà, STORIE DI NOI racconta i 52 giorni che separano il 23 maggio 1992 e il 19 luglio dello stesso anno, quelli che da Palermo devastarono l’Italia e da cui nessun palermitano è più potuto tornare indietro. Una drammaturgia originale a partire dalle singole esperienze degli: quella di una donna che allora era una giovane madre che fece parte attiva della società civile che si ribellò, quella di un uomo che viveva in un quartiere di periferia fianco a fianco a chi vedeva tutta la vicenda con un’altra prospettiva, storie che si intrecciano con altre Storie Nostre, storie comuni, storie che hanno attraversato le carni, storie di palermitani qualunque … per trasmettere e restituire le emozioni non dette e quelle cancellate, le reazioni emotive per affrontare il passato e rinarrarlo. Riconoscere le nostre storie.
Le storie di Noi.

Un uomo solo sulla scena che interpreta i vari personaggi che animano la drammaturgia, incarnando in sé un segreto: chi è? Da che parte sta? É una vittima o un carnefice? È uno di quegli uomini che ha voltato le spalle per quieto vivere o che ha avuto quel sussulto che ha rianimato una città per spogliarla di quell’aurea nera che l’ammantava da troppo tempo? È (un) pentito o è (un) complice? Qual è il segreto che si porta dentro? Una struttura drammaturgica composta da racconti inediti, in uno spazio scenico il cui elemento predominante è il Lenzuolo Bianco: come quei tanti lenzuoli bianchi che coprirono le strade della città per coprire i tanti cadaveri, come quei tanti lenzuoli che sono diventati invece simbolo di un movimento anti-mafia. Un tappeto bianco che è la sagoma di Palermo che vedrà illuminati tutti quei luoghi in cui la Mafia (ci) ha colpito.
All’interno di quest’ambiente scenografico, 2 macchine telecomandate, una Fiat Croma (l’auto di Falcone) e una Fiat 126 Rossa (l’autobomba che uccise Borsellino), legano i racconti che s’intrecceranno tra loro, senza una consecutio logica diretta o didascalicamente narrativa ma con l’obiettivo di dare un punto di vista diverso: storie civili che affrontano i temi dell’AntiMafia né da un punto di vista storico, né cronachistico, né di denuncia ma da un punto di vista umano, con l’obiettivo di ricondurre ognuno ad una memoria legata ai quei giorni, non dando delle risposte ma facendo sorgere delle domande.Dove ero io? che facevo ?

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