In Gara
Un Estremo Atto D'Amore
Compagnia GenoveseBeltramo
regia Viren Beltramo
anno 2023
attori Riccardo Salvini, Luca Morino, Federico Pianciola
scheda artistica
Nato a Roma il 30/7/1949 tra le baracche del Rione Mandrione, Claudio Foschini trascorre la sua infanzia nella miseria, nonostante il clima di solidarietà all’interno della famiglia e della comunità di borgata. Poi il collegio, gli amici, il primo amore, ma anche i primi furti e rapine, Claudio cresce soffocato dalla frustrazione per la sua condizione sociale, una spirale vertiginosa fatta di arresti e condanne, cocaina ed eroina. In carcere partecipa a rivolte e soprusi, ma anche nel 1984 al primo convegno sulla detenzione tenuto all’interno di un carcere, a Rebibbia, che si conclude con la messa in scena dell’Antigone di Sofocle da parte dei detenuti: questa esperienza, vissuta in modo quasi catartico, lo segna profondamente. “Un estremo atto d’amore” sono quindi le parole che lo stesso Claudio usa per descrivere la sua esperienza con il teatro.
Dalle vicende e dalle riflessioni narrate, sebbene siano spesso di carattere intimo e personale, emerge una forte denuncia delle iniquità sociali e dei soprusi del sistema giudiziario e carcerario. L’ineluttabilità della (mala) sorte per i “miserabili” riecheggia costantemente come una sorta di leitmotiv... Serve quindi un estremo atto d’amore per raccontarsi, gesto che ha compiuto lo stesso Claudio nel trascrivere le sue memorie, nel tramandare ai posteri le sue esperienze, tanto personali e intime quanto collettive e politiche.
Lo spettacolo nasce dalla necessità di far riecheggiare la sua storia per poter compiere un altro piccolo ed estremo atto d’amore, nella convinzione che «le storie con la “s” minuscola possono raccontare la Storia con la “S” maiuscola» (parafrasando Saverio Tutino, il fondatore dell’Archivio Diaristico Pieve Santo Stefano, dove è stato depositato il diario di Foschini). Ai testi tratti da In nome del popolo italiano viene contrapposta una scelta di passaggi dell’Antigone di Sofocle.
L’operazione di cut-up testuale è volta non tanto a sublimare il personaggio Foschini in eroe tragico, quanto ad avvicinarlo ed accoglierlo all’interno di una scena pubblica ma familiare, “fatta di prigioni reali e prigioni interne, che sono le peggiori”. Al linguaggio franco, lucido e sagace di Foschini viene quindi contrapposto il tono aulico di un coro, ritratto di tutti noi spettatori di storie fuori dal tempo - e giudici ultimi, oggi come allora. Le musiche e il sound design – diffusi in esafonia – sono indirizzati a ricreare una scenografia sonora immersiva, che sostenga le fondamenta della narrazione e costruisca intorno al pubblico una gabbia virtuale.