In Gara

se le api sono poche

diaria

regia emilia guarino

anno 2022

attori Federica Aloisio, Futura Bacheca, Bruna Di Figlia, Ludovica Messina

scheda artistica

Se le api sono poche è un lavoro sulla creatività, quel tipo speciale di creatività propria del gioco, quel luogo sospeso in cui la realtà continua ad esistere e ad essere trascesa: quello spazio terzo in cui tutto può accadere, spazio potenziale, impegno esistenziale che inventa il mondo invece di distruggerlo.
La miccia di questo lavoro è la relazione tra adulte e bambine, le bambine che siamo state, le adulte che saremo.
Il mezzo per esplorare questo dialogo sono vecchie coperte di lana all'uncinetto, e i corpi.
Le coperte sono forme e colori, elementi spaziali, forme geometriche, campiture colorate. La scena, come la tela o il foglio, è uno spazio in cui si giocano forze e direzioni orizzontali, diagonali e verticali tra corpi, che si attraggono e si respingono in un equilibrio mobile fondato su contrasti volumetrici e ritmici che si risolvono in un'unità anch'essa dinamica, data dai corpi vivi.
Le coperte sono un oggetto inesauribile: sono tana, riscaldano, diventano ali, tappeti, coprono i corpi, li proteggono, offrono opportunità. La lana è un materiale antico, pesante, ruvido, le coperte sono presenze delle case delle nonne, spesso cucite dalle loro mani.
I corpi delle donne e delle bambine che hanno animato le coperte, vengono s-coperti a poco a poco nella loro sembianza più umana, ma con le coperte continuano a ricreare figure zoomorfe. Basta una coperta se non abbiamo giocattoli. Basta il sogno, se le api sono poche.
Ma protagonista è anche il corpo, corpi che giocano, si alleano, corpi che si rispecchiano l'un l'altro, si incastrano, ballano fino a sfinirsi, diventano api che muoiono e danzano la danza dell'8. Il gioco si fa serio, diventa un modo per indagare se stesse, il proprio sentire.
Le due adulte creano una danza che ancora una volta mutua i suoi movimenti dal mondo degli animali, scorgiamo, prima che scompaiano nel fluire della danza, code e zampe, criniere e ali, voli, schianti, cadute, rilanci.
La scrittura coreografica di questo lavoro non è calligrafica, sfugge la ripetizione uguale a se stessa, senza per questo essere imprecisa, per rinnovare il sentire dell'organismo vivo e sensibile che danza nel qui ed ora dell'esperienza, stando a contatto con il proprio vissuto fisico ed emotivo.
La danza delle bambine, ma più in generale il loro modo di stare sulla scena, che non è così diverso da quello che hanno di stare nella vita, esprime un ritmo e una qualità di movimento originaria, spontanea, anche se mescolato con gli apprendimenti, con la passione dell'imparare e del provare. La sfida è lasciare che l'impulso profondo che muove ciascuna non sia annegato in una forma chiusa come un'abitudine nella ripetitività dello spettacolo, che l'educazione e le prove non siano uno sradicamento, ma un fertilizzante.
In questo spettacolo i quattro corpi, piccoli e grandi, creano uno spazio vivo, aprono la scena alla vita, sono presenza e organismo che respira ogni volta.

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