In Gara

x-machine

tsd - teatro dei servi disobbedienti

regia Federica Amatuccio

anno 2021

attori Federica Furlani, Jacopo Giacomoni, Andrea Gianessi, Marco Puzzello.

scheda artistica

Una x-machine è un dispositivo, una macchina per manipolare oggetti di tipo x.
Noi agiamo sempre dentro dei dispositivi, apparteniamo ad essi. Un dispositivo è una relazione di forze, di saperi e di poteri, una matassa di linee che si aggrovigliano e si fratturano. L’insieme delle azioni umane ha influenzato così profondamente l’ambiente terrestre da creare negli anni una vera e propria stratificazione, definita da alcuni Antropocene, un macro-dispositivo generato dall’uomo che sfugge però alla sua stessa pretesa di controllo. È possibile sottrarsi ai rapporti di forza stabiliti o ai saperi costituiti? Per farlo occorre oltrepassare queste linee, piegarle, nei limiti che il dispositivo stesso ci consente, trovare delle linee di fuga per reinventare nuove forme, nuovi dispositivi. Tutto qui è lo spazio che ci rende soggetti e non oggetti. Nel nostro dispositivo scenico, x-machine, c’è un vincolo iniziale: una sorgente sonora acustica - uno strumento musicale suonato dal vivo - viene elaborato attraverso l’elettronica; l’elaborazione avviene rigorosamente dal vivo, senza nulla di pre-registrato. Il microfono è il solo input consentito, tutti i suoni amplificati sono generati da esso. La composizione estemporanea che ne deriva ha come concetti chiave la modularità, la ripetizione, la stratificazione e le possibilità combinatorie e aleatorie. In scena tre musicisti con tre diversi strumenti - tromba, sax e viola - i cui suoni sono elaborati elettronicamente da un compositore e sound designer. I tre performer abitano il dispositivo, ne percorrono le linee, si relazionano con la macchina attraverso il microfono, ma allo stesso tempo cercano di sfuggire, di creare un percorso soggettivo che modifichi la disposizione, perchè fuori dalla macchina essi non hanno suono amplificato, ma solo quello acustico che gli è proprio. La scena stessa è un dispositivo situato su un livello diverso: le azioni che i musicisti compiono sulla scena generano una stratificazione di materiali, un accumulo e un livello di entropia sempre maggiore, irreversibile. Ad ogni replica le modifiche si accumulano e si stratificano costituendo la base di partenza per le repliche successive. Il nostro processo artistico assume quindi come base metodologica e poetica i concetti di stratificazione e di entropia, per arrivare a praticare un’ecologia del pensiero creativo. Lavorare sul concetto di dispositivo ci consente non di rappresentare, ma di rendere evidente per analogia nello spazio teatrale, con gli strumenti della musica e della scena, quello che nella vita di tutti i giorni non vogliamo vedere, ossia che l’essere umano è parte di un meccanismo della cui creazione ed evoluzione è direttamente responsabile. L’uomo è un elemento della natura in grado di modificare profondamente la natura stessa, il macro-dispositivo in cui tutti noi esistiamo. Cerchiamo quindi di rendere esplicita nel teatro la realtà ultima che sottende anche l’intera esistenza umana: il caos aumenta sempre.

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