In Gara

A.L.D.E. non ho mai voluto essere qui

Giovanni Onorato

regia Giovanni Onorato

anno 2023

attori Giovanni Onorato, Mario Russo

scheda artistica

Questo progetto è nato durante la prima quarantena, leggendo "I detective selvaggi" di Roberto Bolaño. Mi colpisce molto il modo in cui nella sua scrittura la poesia sia un pretesto per parlare di tutt’altro. In quasi 700 pagine in cui si parla esclusivamente di poeti non compare neanche una poesia, anzi, ne compare una. Una poesia di Arthur Rimbaud in cui probabilmente viene raccontato uno stupro, da lui subìto. Se le cose stanno così, il fatto che Arthur, appena quindicenne, abbia mandato questo componimento a tutte le persone a cui voleva bene suonerebbe come una richiesta d’aiuto più che un “cosa ne pensate?” e il fatto che non abbia più parlato al suo maestro, Monsieur Izambard, dopo la sua risposta in cui lo accusava di essere volgare, racconterebbe una tragica storia di incomprensione.
Ecco, con molto cinismo, questo è un esempio di come una poesia può diventare una narrazione: le poesie si pongono sempre come enigmi, a volte sembra quasi che riguardino solo chi le scrive, eppure le storie che ci sono dietro si rivelano sempre “umane” nel senso più ampio del termine. Raccontare, o inventare, le storie che ci sono dietro agli scritti apre le porte ad una visione labirintica e stratificata della realtà, in cui tutto è vita, e tutto rappresentazione della stessa.

Nel frattempo ho conosciuto Lorenzo Minozzi, un musicista, e insieme a lui ho cominciato a mettere in musica una grande mole di poesie. Nello stesso periodo un amico ci ha chiesto di fare una performance durante una mostra. Io, imbarazzato all’idea di leggere dai miei quaderni in pubblico, ho detto che questi erano in realtà di un nostro amico, morto suicida da qualche mese: Arduino Luca Degli Esposti. Questa breve dichiarazione ha aperto le porte ad una situazione surreale e sorprendente, un requiem dadaista in cui la solennità della commemorazione si dava continuamente il cambio col sospetto di essere presi in giro (e, per alcuni gioiosi istanti, con la semplice contemplazione di quello spazio sospeso fra realtà ed immaginazione). I due aspetti della ricerca, performance musicale e drammaturgia contemporanea, si erano ricongiunti: in questa piccola bugia, il contenitore ideale.

Arduino mi permette di non essere mai “io” a dire. L’io che parla non è quello quotidiano, il “vero” autore, ma quello trascendente, il sogno dell’autore, una menzogna su cui ognuno proietta la propria verità. In questo senso Arduino agisce come un mito, una super-verità. 
Il linguaggio oscilla fra il teatro di narrazione e la performance. La slam poetry diviene strumento narrativo funzionale al racconto. Ci sembra infatti che questa sia la forza del progetto: reinterpretare un linguaggio diffuso come la slam poetry in una chiave originale, al tempo stesso intima e teatrale. La figura del poeta, con il suo efferato bisogno di conoscere e fare esperienza, non può che esserci maestro e fratello, in particolar modo in un momento come quello che stiamo vivendo, in cui la vita sembra tutta da riscrivere.

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