In Gara

MammaRai! Piccolo manuale della storia d’Italia in bianco e nero (e musica)

Associazione Culturale La Dual Band

regia Anna Zapparoli

anno 2023

attori Benedetta Borciani e Beniamino Borciani

scheda artistica

C’è musica ma non è un concerto, ci sono sketch ma non è una rivista. È stato imprevisto anche per noi. Ma le cose, quando ci lavori dentro, cambiano (è la loro bellezza). Volevamo creare un’affettuosa operazione nostalgia che parlasse soprattutto ai cuori di chi allora c’era; e invece, man mano che andavamo documentandoci, cresceva la voglia di raccontare soprattutto a chi non c’era – soprattutto a giovani e giovanissimi – un pezzo della nostra storia, quella di un’Italia che rapidamente – dalla bottega al supermarket, dalla pasta all’uovo alla carne in scatola, dall’olio d’oliva alla margarina – diventa protagonista – e vittima – del boom. Un racconto che, nello svelare meccanismi violentemente politici presenti nel mondo televisivo fin dalla sua nascita, ci parla inaspettatamente di noi oggi.
Vent’anni cruciali, dall’austerità del bianco e nero degli anni ’50, all’esplosione del colore (e delle TV private) nel 1977. La finzione è quella di un racconto fatto dalle gemelle Kessler, ora ottantasettenni, interpretate qui dai due fratelli Ben & Ben: un brother/sister act al quadrato, dunque; ma presto i due abbandonano l’accento tedesco per gettarsi nei personaggi della TV
pionieristica, monopolistica e manipolatrice improntata al severo paternalismo delle tre I: Istruire, Informare, Intrattenere. E certe volte l’informazione rasenta lo sketch, come nella trascrizione fedele di un telegiornale di Zatterin che si arrabatta a parlare della legge Merlin (chiusura dei bordelli) senza parlare di sesso. E nel racconto prendono vita, anche grazie a un televisore gigante
retroproiettato sul fondale, e interloquisce come un vero e proprio personaggio, in ordine alfabetico/caotico: l’ascaro Andalù (il primo nero ad apparire alla Rai), Armstrong (quello che scese sulla Luna), Bernabei (il re della televisione), Bongiorno (Mike, e come poteva mancare?), Carrà (che senza di lei non si può parlare di Rai), Chiari (il Sarchiapone, la cui vena assurda non ha niente da invidiare ai Monty Python), Fernet Branca (“digestimola”), Fo (la vergognosa cacciata da Canzonissima), Guala
(Filiberto, il primo direttore della RAI, un vero crociato sessuofobo che poi finì frate trappista), Angelo Lombardi (l’Amico degli Animali), Mina (lo spirito stesso della Rai più inventiva e talentuosa), Mondaini (come il prezzemolo fin dal primo giorno), Olio di semi Oio (“L’olio che non impregna di grasso i cibi”), Pio XII (appassionato telespettatore: e quando vedeva qualcosa che non
andava, telefonava), Nilla Pizzi (“grazie dei fior”), Simmenthal (“-mente buona”), Togliani, Togliatti, Ungaretti, Valeri (la Franca, che porta classe e intelligenza alla rivista del sabato sera), Zatterin, Zurlì; e un coro di impiegate trafelate di Viale Mazzini. Fra sketch, canti, danze, caroselli – e telegiornali – e condotto dal sapiente fil rouge del pianoforte di Mario Borciani, un tentativo di decifrare oggi il DNA di quella che, la si voglia o no, la si ami o no, è la nostra comune Mamma Rai.

Visualizza la scheda completa su SONAR