In Gara

Witch is

Il Teatro delle Donne

regia Virginia Landi

anno 2023

attori Giorgia Iolanda Barsotti, Eleonora Paris, Cristiana Tramparulo

scheda artistica

"Scrivo dalla sponda delle brutte, per le brutte, le vecchie, le camioniste, le frigide, le malscopate, le inscopabili, le isteriche, le tarate, per tutte le escluse dal mercato della gnocca. E inizio da qui perché sia chiaro: non mi scuso di niente, non vengo a lamentarmi." King Kong Theory, Virginie Despentes
 
È mai finita la caccia alle streghe? Questa la domanda da cui nasce "Witch is", spettacolo teatrale che riflette sulla figura della Strega, considerandola il risultato di una campagna di criminalizzazione della sessualità e del corpo femminile, durante lo sviluppo e l’affermazione della società capitalistica. Ancora oggi il corpo delle donne è campo di battaglie politiche e sociali, per questo vogliamo ripercorrere il processo di creazione della Strega come archetipo di donna mostruosa, demonizzata perché padrona del proprio corpo e della propria sessualità.

Le fonti principali del lavoro sono il "Malleus Maleficarum", scritto nel 1487 dai teologi dominicani Heinrich Krämer e Jacob Sprenger, un manuale che traccia le linee guida per definire chi è una strega, come catturarla ed eliminarla; e "Calibano e la strega" di Silvia Federici, saggio che svela come la caccia alle streghe fu una vera e propria guerra contro le donne, per annientare il loro potere sociale. Fu un attacco alla resistenza che le donne, povere e contadine in particolare, opposero all’espandersi dei rapporti capitalistici. Streghe erano tutte quelle donne che non rientravano in un criterio di “normalità” e che esercitavano la propria sessualità fuori dal vincolo della procreazione: donne sole, anziane, mendicanti, levatrici, guaritrici, prostitute, adultere, donne che abortivano o praticavano l’aborto.



Per noi, la Strega non è soltanto una figura ma un luogo in cui storia, folklore, vittime e carnefici si incontrano. Tre attrici in scena hanno poco più dei loro corpi e delle loro voci per far “accadere le cose”. Creano dal nulla attraverso quello che dicono, come solo il teatro (e la magia) permettono di fare. Sono streghe. Sono streghe?
Lo spettacolo attraversa tre punti di vista: quello degli inquisitori, di donne accusate di stregoneria e, infine, di donne che abitano il nostro presente e che riflettono sul proprio corpo e sul rapporto che hanno con esso. La parola viene esplorata in tutte le sue possibilità espressive e sonore: si fa poesia, canzone punk-rock, filastrocca, formula magica, confessione, strumento di tortura. Le attrici suonano, cantano e ballano, creano piccoli momenti rituali per raccontare non una storia ma più storie. Frammenti, tasselli di puzzle che, più che completare un unico ritratto della Strega, gettano luce sui pezzi mancanti. Perché Strega per noi è quello che non c’è più o viene censurato. Strega è quello che resta dopo il rogo: la puzza, la cenere, il giudizio, lo stordimento, l’eco di un urlo nelle orecchie, la paura che, prima o poi, possa toccare a noi.


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