Terrateatro
regia Ottaviano Taddei
anno 2021
attori Cristina cartone, Luca Settepanella, Ottaviano Taddei
scheda artistica
"Commedia, l'arte della finzione" si ispira ad un’opera storicamente fondamentale del teatro italiano, "L'Arte della Commedia" di Eduardo De Filippo. Il testo del 1964 mette in luce le contraddizioni del teatro, inteso come sistema. Nella vicenda, Campese è capocomico di una compagnia di attori girovaghi, rimasti bloccati in una piccola cittadina dell’Italia centrale dopo l’incendio del capannone utilizzato per dar spettacolo. L’attore si reca dal Prefetto De Caro per invitarlo a presenziare al suo spettacolo, ospitato in via eccezionale al teatro comunale. Ne nasce un vivace contraddittorio sui rapporti fra Teatro e Stato. Alla fine, indispettito, il Prefetto nega la sua presenza e offre un foglio di via. Al suo posto Campese prende, non volendo, la lista delle persone in attesa di udienza, che il Prefetto, insediato in quella Prefettura da poche ore, non conosce. In mano ai comici, la lista diventa una minaccia: quelli che si presentano, ciascuno con un caso drammatico, sono persone reali o attori travestiti? Certo è che, con la sua sola esistenza, il teatro insidia la logica degli apparati. E’ necessario riflettere, oggi come allora, sull'utilità del teatro nella società. La pandemia, le restrizioni pure necessarie per bloccare quanto più possibile il contagio, hanno messo in luce le mille contraddizioni di una società postmoderna dove prevalgono fortemente i rapporti virtuali. Il teatro, inteso come spettacolo dal vivo, dove si afferma ancora la carnalità dell'incontro tra attore e spettatore, ha pagato in prima persona l'"allontanamento sociale". L’arte della finzione teatrale assume, così, un ruolo fondamentale per una riflessione più profonda, legata all’individuo all’interno di una collettività. I personaggi, colti nelle loro fragilità incommensurabili, sempre in bilico tra finzione e realtà, provano ad uscire dalle contraddizioni che ognuno vive, ciascuno tentando di uccidere quel rospo interno, che ci toglie il sonno, che ci assilla senza tregua. Un rospo simbolico che rappresenta la difficoltà nel ribadire il proprio ruolo sociale, la propria, necessaria, rivalsa di fronte alla precarietà della vita.