Associazione Culturale Mezzaria
regia Giovanni Arezzo
anno 2021
attori Francesco Bernava Alice Sgroi
scheda artistica
SINOSSI E NOTE DI REGIA
Siamo nell'immenso open space di un attico lussuoso. Qui vive Helen, ed è appena entrato
in casa Steve.
Steve è sposato con Sybil, ma è con Helen che va a letto e con cui ha una relazione.
Stasera, proprio stasera, Sybil ha mandato Les, il suo amante, a pedinare Steve, suo marito,
per smascherarne finalmente e senza dubbi la fedifraga. Ora, Les è sotto casa di Helen.
C’è, un classico intreccio di tradimenti alla base della trama di "Decadenze", capolavoro
scritto del drammaturgo inglese Steven Berkoff nel 1981 Ma le corna che sbucano dalle
teste di tutti i personaggi della storia, sono soltanto un espediente, la base narrativa su cui
costruire un’analisi spietata, senza scampo, credule e spaventosamente credibile, di cosa
può e sa essere oggi l'essere umano, di quello che sono diventati i rapporti tra le anime, le
relazioni tra le teste le polifonie dei cuori, di che cosa sta diventando, o è diventato già? il
mondo.
I personaggi di "Decadenze" sono personaggi pieni, parossistici, eccessivi, in tutto: amano ln
modo eccessivo, odiano in modo eccessivo, e così parlano, mangiano, scopano, fumano,
bevono, soffrono, si vestono, si mentono, urlano, ridono, rischiano, dimenticano, rivendicano.
Eccessivi nel desiderio, eccessivi nelle azioni, eccessivi nelle conseguenze. Eppure, così
piccoli e così simili a noi, nostro malgrado.
Come da consiglio dell'autore, che lo scrive nella prima pagina del testo, a interpretare i
quattro personaggi di "Decadenze" saranno soltanto due attori. Nel mio caso, sono con me
in questo viaggio Francesco Bernava e Alice Sgroi, che in un gioco di deliri visivi e acustici
di frenesia e silenzi, spostano gli occhi dello spettatore a spiare ora Steve ed Helen e ora
Les e Sybil.
I versi, perché "Decadenze" è scritto in versi separati l'uno dall'altro dallo slash, con la loro
identità linguistica, ricercata e mai banale, fine anche nelle volgarità e nelle bassezze, la
complessità sintattica, la scansione metrica, riempiono ogni tipo di spazio, in maniera tale
che ho voluto che fossero I ‘unico elemento su cui costruire questa storia. Versi così
necessari, così incisivi che, che se pensati, se vissuti, se scanditi in azioni e reazioni dagli
attori, diventano l'unica "scenografia" possibile.
ll nostro lavoro, è stato quello di creare un immaginario comune a noi tutti, che andasse dal luogo dove si svolge l'azione a tutto ciò che riguarda la biografia dei personaggi, andando a zoommare sulle relazioni che intercorrono
tra loro, sulle aspettative, sulle volontà, sulle (non) prospettive, sugli incidenti. A questo
abbiamo affiancato uno studio minuzioso sul suono del verso, sulle rime, sulle assonanze,
sulle pause. "Decadenze" parla della direzione che stiamo prendendo, tutti, a velocità folle, e senza
rendercene conto. E parla anche, indirettamente e oggi più che mai, della necessità del
Teatro, che è l'unico Luogo all'interno del quale possiamo riuscire a guardarci allo specchio.