Fucina Zero
regia Matteo Finamore
anno 2019
attori Andrea Carriero, Lorenzo Guerrieri, Paolo Madonna, Sara Giannelli
scheda artistica
Inverno 1940. Mussolini, nel famoso discorso del 18 novembre, dichiarò: ‘’Spezzeremo le reni alla Grecia’’.
A migliaia vennero strappati dalle loro case, dai loro mestieri, dalle loro radici: Guido, un giovane cuoco, è uno di questi. Non combatterà in prima linea, sul campo di battaglia, ma cucinerà alle dipendenze dell’esercito fascista. Durante il servizio si troverà a passare per varie cucine e preparare pasti per altre bocche da sfamare, da cui spesso fuggire. L’unico obiettivo è tornare a casa, in Abruzzo, all’amata Villa Santa Maria, per ricongiungersi alla sua famiglia, alle sue radici, alla sua cucina.
Questo spettacolo nasce dai racconti di Guido Finamore, sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale, e dalla necessità di raccontare la storia di un soldato osservata da un punto di vista nuovo: quello del cuoco. L'orrore della guerra, raccontato e rappresentato più volte, è qui spiato con le lenti inconsuete della cucina.
La lunga avventura non è divisa in atti ma è scandita da delle “portate”, che introducono lo spettatore nel mondo culinario di Guido. Ogni sezione infatti, come i piatti che vengono esposti, presenta un sapore diverso al palato sia dello spettatore che del protagonista: dal caldo e rassicurante antipasto della casa materna, al secondo più aspro e amaro della minaccia nazista.
Tutti i personaggi che Guido incontrerà durante la vicenda saranno rappresentati dagli altri tre attori che si alterneranno in più di dieci ruoli in una sorta di girandola di voci, dialetti, lingue e culture (anche culinarie). Nello spettacolo non c'è nessun tentativo di totale mimetismo o iperrealismo scenico e gli stessi attori non usciranno mai veramente dal palco; infatti i loro cambi saranno visibili al pubblico che vedrà trasformarsi sotto i propri occhi gli interpreti nei personaggi più diversi.
L'avventura di Guido è un viaggio, una fuga, un costante tentativo di ritornare a casa, così da potersi finalmente spogliare della divisa e indossare nuovamente gli abiti civili e il grembiule da cucina. Quella di Guido la potremmo definire un'odissea moderna in cui il “tornare a casa” non si esaurisce nell'accezione geografica del termine ma che si configura come una continua lotta esterna e interna nel tentativo di ritrovare, durante lo scempio di un conflitto mondiale, l'odore e il sapore di “casa”.