Camilla Brison
regia Camilla Brison
anno 2020
attori Ippolita Baldini, Astrid Casali, Daniele Natali, Anahì Laura Traversi
scheda artistica
Nota dell'autrice:
Quando ho iniziato a scrivere No Land Lady, avevo con me diverse immagini di una città, la solitudine di certi suoi paesaggi e degli interni di case che ho potuto solo scrutare e che non ho mai sentito come vere abitazioni ma, piuttosto, come rifugi provvisori. A poco a poco, sono affiorati i dialoghi e i personaggi ma, ancora adesso, penso che non sia il gusto per una storia e un intreccio a costituire No Land Lady, bensì, un ritmo e un senso di malessere legato all’abitare o, ancora meglio, provare ad abitare uno spazio, reale o immaginario.
Un quadro che è stato fonte di numerose suggestioni è La tempesta di Giorgione, un dipinto catalizzante, dotato di una struttura e di un paesaggio, concreto e onirico al contempo, che vive sotto il peso di una minaccia. Soffermandosi meglio sulle figure: il personaggio di lui è un omino di cima che si è accorciato i pantaloni e che sorregge un bastone come fosse la lancia di un guerriero privata della punta, le due colonne sono spezzate a suggerire un’antichità che si sta rompendo, la natura si scopre e trova il suo massimo nella madre che allatta un piccolo.
Il gioco tra i personaggi è una relazione che mi affascina per la sua irresolutezza: lui osserva la donna quasi a proporsi come possibile compagno ma, per la sua distanza e il sorriso ingannevole, può esserle anche nemico mentre lei, nuda e vulnerabile, osserva noi.
Un altro gioco è quello proposto dall’ambiente circostante, perché i tre sono ai margini della città o, se preferiamo, del borgo. Il nucleo di case, che sembrano come sbarrate, è interrotto dagli alberi e il peso della minaccia arriva dall’alto, ovvero, il temporale.
Ciò che più mi suggerisce legami con No Land Lady sono i rapporti ambigui, a metà tra calore umano e minaccia, il senso di atemporalità ma anche la difficoltà di slegarsi a un passato, le figure dipinte in primo piano che risultano, paradossalmente, ai margini dell’ambiente cittadino. Flora è la nostra colonna spezzata, una donna che desidera mettersi in contatto con la propria infanzia sino a risultare ridicola e che ha difficoltà a calarsi nel qui e ora. Luder è l’omino di cima, uno straniero abituato a chiedere ospitalità, amante caloroso e potenziale minaccia al tempo stesso, mentre Lucy, la donna nuda, è un personaggio vulnerabile e innamorato, incapace di slegarsi dall’ambiguità che la tiene salda a Luder.
Nota della regista:
No Land Lady è stato scritto e va sul palco ispirandosi a La Tempesta di Giorgione.
Il testo è come un prisma per la storia dei quattro personaggi: mi ha catturato l’assenza di linearità temporale e certe didascalie oniriche, che mostrano cose che potrebbero sognare e quindi potrebbero volere i personaggi. In questo modo l’autrice ha scombinato il consequenziale e ha creato una commistione tra vero e diversamente vero, dando l’occasione di guardare, anziché cercare di capire. Ho provato a restituire un’estetica che abbia a che fare con lo stupefacente, più più che col bello.